Torre Piloti di Genova. È Veramente Necessaria?
Ripropongo un articolo, in parte rivisitato, che avevo scritto per il Secolo XIX.
L’argomento, che in apparenza si riferisce al porto di Genova, in realtà riguarda molti bacini italiani, dove la possibilità di un controllo visivo aumenterebbe in maniera sensibile il gradiente di sicurezza.
Quando una nave deve uscire da un bacino di carenaggio galleggia al centro di una vasca e, per imbarcare il pilota, si utilizza una gabbia aperta che viene sollevata da una gru per permettergli di raggiungere il Ponte di Comando.
Fino a quando la gabbia è a terra, con lo sguardo si abbraccia la vita del cantiere confinata tra gli edifici e gli ostacoli che la vista incontra.
A venti metri di altezza si intravedono il Molo Vecchio, la testata di Ponte Assereto, le gru della Sanità…
A quota quaranta “ci si affaccia alla finestra”: i monti spariscono nell’acqua a Capo Mele, il palazzo della Nira nasconde gli yachts della marina; s’intuisce appena l’esistenza dell’imboccatura e, alle spalle, una fetta del Porto Antico.
A sessanta metri di altezza si apre un nuovo mondo e tutto appare sotto controllo: Punta Chiappa sullo sfondo a Levante, le navi che atterrano con la prua su Punta Vagno, i vapori alla fonda a sud della Diga, la Sanità e l’intero arco del Porto Antico, il canale di Sampierdarena e oltre, fino alle gru del Porto Contenitori di Prà prossime all’imboccatura di ponente.
Si vedono le navi evoluire tra le testate dei pontili e le bettoline transitare da una banchina all’altra, mentre le cicatrici bianche che serpeggiano tra le calate fanno intuire a colpo d’occhio l’intensità e la direzione del vento che, per motivi orografici, fa breccia e rimbalza con angolazioni diverse.
Dall’orientamento delle navi alla fonda si percepisce la direzione e la forza della corrente.
Con uno sguardo si riesce a valutare la dinamica e il potenziale pericolo per una nave in uscita che andrebbe a incrociarne un’altra in entrata nel punto più stretto.
Da quell’altezza appare chiara l’importanza di un punto di vista che abbracci tutto il golfo di Genova.
Nonostante la strumentazione abbia assunto un ruolo determinante e abbia alzato il livello di sicurezza mettendo a disposizione numerose informazioni importanti, è pur sempre fondamentale che questi imput vengano interpretati e utilizzati come ausilio a una visione diretta e pratica che chiude il cerchio con l’esperienza.
I maggiori porti del mondo hanno reti anemometriche, correntometri, un’adeguata illuminazione delle banchine e un programma periodico di dragaggio, con monitoraggio sistematico delle quote dei fondali. Inoltre, ovviamente, dispongono di una Torre di Controllo che, oltre a raccogliere i dati e a utilizzarli per la sicurezza della vita umana, delle strutture portuali e a salvaguardia dell’ambiente, permette all’uomo la visione diretta e l’utilizzo coerente, dopo le giuste valutazioni, di tutti gli ausili tecnologici e informatici di cui deve essere giustamente dotata.
Tutti i 25 chilometri di porto soffrono di un mancato adeguamento degli spazi e, in alcuni bacini, ci si trova a gestire navi tre volte più grandi di quelle per cui è stato costruito.
– La posizione geografica;
– la direzione presa dallo sviluppo economico marittimo;
– l’ambizione che dovremmo avere quando si parla di Mare;
– il ricordo di quello che Genova è stata in passato;
– la concreta possibilità che, con un’adeguata e oculata gestione delle risorse, si potrebbe dar vita a uno scenario che vedrebbe La Superba protagonista dello shipping in tutte le sue sfaccettature;
sono aspetti che dovrebbero bastare a convincerci a guardare avanti, a guardare oltre; oltre alla burocrazia, oltre alle posizioni di partito e oltre ai cavilli amministrativi, drasticamente capaci di bloccare lo sviluppo di un intero paese.
In seguito al tragico evento del 2013, la Stazione Operativa dei piloti è stata trasferita a Ponte Colombo che, oltre ai limiti già descritti, soffre della mancanza di una strumentazione nata da un progetto funzionale alle esigenze. Si è partiti cercando di gestire una situazione di emergenza utilizzando il poco che si aveva a disposizione per arrivare, negli anni, a un collage di strumenti “provvisori” nati da un compromesso tra efficenza e costi nell’attesa della soluzione definitiva.
La posta in gioco, in termini di lavoro e di affermazione come risorsa economica per l’Italia e l’Europa, è molto alta.
“Chi è in mare naviga, chi è in terra giudica”, una frase usata e abusata, ma che torna attuale leggendo che, una cosa complessa e delicata come il controllo del traffico marittimo di un grande porto, può essere completamente gestita da remoto. Sono affermazioni il cui peso, quantomeno, andrebbe valutato in base al grado di competenza specifica di chi lo esprime.
Per comprendere quanto possono essere divergenti i punti di vista pensate che, parlando con dei colleghi del nord-europa, mi è stato chiesto se, in un’area così vasta, reputassimo sufficiente una sola Torre Piloti…
Sono questi i motivi che ci devono spingere a cogliere l’opportunità che ci è stata offerta dall’Architetto Renzo Piano come una priorità, come la possibilità di far partire il cambiamento di cui tanto ha bisogno il porto di Genova, agendo sulla parola Sicurezza, seguita dalla parola Efficienza e chiusa dalla parola Eccellenza.
Dobbiamo partire dalla nuova Torre di Controllo, biglietto da visita e strumento indispensabile per il Porto di Genova!
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10 Commenti
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Le torri di controllo , a mio aviso, sono oramai inutili. Pensandoci bene, la loto funzione di punto di osservazione e controllo aveva un senso compiuto quando le tecnologie erano un Binocolo ed un Radar ed un VHF.
Occorreva avvistare le navi in ingreso, coordinarle, “gestirle” nelle fasi di arrivo specialmente, ed uscita, in taluni casi.
era una trasposizione del ponte di una nave, ovviamente più alta per avere un orizzonte più ampio e guardare oltre . Oggi le tecnologie permettono di vedere cosa succede sul satellite terrestre, di scrutare il pianeta rosso, di vedere negli abissi più profondi….Le torri esistenti sono un retaggio di un passato recente ed ovviamente rimangono al loro posto; ma nel caso di genova e della sua storia, sarebbe interessante rivisitarla con le nuove tecnologie attualmente disponibili! Terlecamere, di vario tipo , comprese quelle ad infrarossi anche per motivi di Security; sensori atmosferici ed ambientali, ……..I DRONI, capaci di esplorare ad altezze ben superiori, orizzonti molto più vasti con un occhio mobile anche in zone di porto “oscurate ” o fuori le dighe…..e con prospettive dinamiche situazioni particolare o in cao di emergenze….La storia ha un suo innegabile fascino; come le tradizioni ; ma il futuro deve essere progettato oggi!
Il futuro deve essere progettato oggi!
Un concetto profondo che andrebbe applicato in ogni contesto. La tecnologia va studiata, filtrata e usata per migliorare efficienza e sicurezza.
In effetti i tempi cambiano e si passa dal binocolo alle telecamere a infrarossi. La torre crollata nel 2013 era dotata di una tecnologia avanti anni luce rispetto a quella precedente.
Il progetto dell’Architetto Renzo Piano prevede dotazioni all’avanguardia che permetteranno un controllo e una direzione del traffico capillare.
Non sono così legato al passato da rifiutare le innovazioni, anzi! Conosco bene il mio lavoro e sono convinto che una torre di controllo, equipaggiata guardando il futuro, è essenziale, almeno in un porto con 4 imboccature, tutte le tipologie di traffico, 4 porticcioli turistici all’interno delle aree commerciali, una pista di aereoporto nel bacino petrolifero, ecc.
Lungi da me entrare nell’aspetto del progetto, ma va da sè che un Architetto illuminato come Renzo piano, abbia fatto proprie le istanze tecniche a corredo di una analisi operativa.
Ovviamente, di fronte alla richiesta di progetare una Torre, lui si sia attenuto alla commessa, con tutte le innovazioni ipotizzabii.
la mia osservazione, è proprio nel merito della Torre; è necessaria o concettualmente obsoleta, date le nuove tecnologie disponibili in grado di assumere le informazioni necessarie a gestire un porto complesso con una diversa ottica?
Non dimentichiamo che si stanno progettando navi “Drone”, le cui operazioni in navigazione saranno effettuate in remoto da una stazione di controllo a terra distante migliaia di miglia; un pò come si fa con un vettore spaziale da una postazione a terra…il tema è davvero affascinante e fitto di spunti meritevoli di approfondimenti tecnici e non solo, “steady as she goes”…
La tecnologia per quanto possa essere avanzata non puo’ sostituire l’osservazione diretta di un operatore.
La massima applicazione di tecnologie per il controllo del traffico è negli aereoporti. Anche li comunque esiste una torre a 50 mt di altezza che permette una visuale a 360° dell’area ai controllori di volo. Solo i piccoli campi di volo (ad esempio Chamoix in valle d’Aosta ) non hanno una torre. la torre di controllo esiste anche nelle stazioni ferroviarie
Lo stesso serve in un porto. Anche se Genova al momento non ha un traffico esagerato un controllo visivo è comunque necessario per garantire la sicurezza di chi lavora in mare
Concordo con quanto ha scritto. La tecnologia – anche spinta – aiuta moltissimo, ma deve essere un valore aggiunto a quanto già esistente per la garanzia della sicurezza, non un sostitutivo.
Ma ancora non hanno capito, tanti intelligentoni, che la tragedia del crollo della torre piloti di Genova è stata causata, quasi esclusivamente, da chi ha deciso o ha consentito lo sciagurato posizionamento vicino alla banchina ?. Non solo la torre doveva essere distanziata dalla banchina, ma doveva, altresì, avere le fondamenta separate da quelle della banchina.
Lo sanno anche le lucertole che le banchine dei porti vengono spesso urtate dalle imbarcazioni, piccole e grandi, figuriamoci, poi, in un punto di transito e manovra del porto. Piero Angius, 22-2-21.
Domanda da profano: il fatto che la nuova torre sia stata pensata all’estremo Levante dell’area portuale ha significato solamente nell’ottica di “biglietto da visita” come citato nel testo, o vi sono anche ragioni tecnico/operative?
Se infatti il controllo visivo è di ausilio alle manovre più critiche, mi viene da pensare che nelle zone di Multedo e Voltri vi sia più frequenza di navi con tonnellaggio sopra la media e bassa manovrabilità rispetto alla zona di Levante -seppure con Bettolo ci sarà un incremento-.
Infine, altra curiosità: la tecnologia nel campo dei droni ha fatto enormi passi negli ultimi anni, pur essendoci limitazioni dovute al cono aereo dell’aeroporto, è previsto l’utilizzo di questi dispositivi -e in generale di sistemi di visione da remoto- in ausilio alle manovre e al traffico portuale in genere?
Grazie in anticipo per una risposta.
In effetti, la posizione della Torre all’imboccatura di levante, favorisce il ruolo di “biglietto da visita” solo in conseguenza di una scelta fatta su basi operative.
Per iniziare, possiamo dire che il porto di Prà e quello di Multedo lavorano in modo differente rispetto al Porto Antico e al canale di Sampierdarena.
A Prà, in media, abbiamo tre navi ormeggiate contemporaneamente, dopodiché occorre aspettare che completino le operazioni commerciali per i successivi movimenti. Situazione simile a Multedo, dove il numero degli accosti disponibili, e la media delle navi al suo interno, è veramente esiguo. Infatti, il numero delle manovre svolte in contemporanea nei tre porti non è neppure paragonabile. L’imboccatura di levante, inoltre, è utilizzata per l’ingresso in porto di numerose tipologie di navi (traghetti, passeggeri, portacontenitori, ro-ro, chimichiere, ecc.); il numero degli ormeggi disponibili, la tempistica delle operazioni commerciali di alcune di queste categorie e la velocità media del traffico rendono molto più delicata la gestione in quest’area.
Anche le condizioni meteo incidono in maniera diversa: la differente estensione dei porti citati, fa sí che sia abbastanza facile conoscere la situazione precisa del vento a Prà e a Multedo, mentre a levante si hanno spesso condizioni differenti per ogni calata del porto. L’altezza di progetto della Torre, e la sua posizione, sono state decise considerando l’estensione dell’area controllabile in funzione delle criticità descritte. Potrei aggiungere che la vicinanza all’imboccatura permette un’intervento più veloce senza costringere la pilotina ad attraversare parte del porto e molte altre cose, ma entrerei in dettagli che richiederebbero un nuovo articolo.
Per quanto riguarda i droni, ti devo dire che, per il nostro mestiere, li vedo poco pratici in funzione della gestione del traffico, senza contare che per la vicinanza all’aeroporto (come da te accennato) esistono limitazioni e vincoli. Per le telecamere e i controlli da remoto mi trovi favorevole: sono un’ottimo ausilio al controllo diretto, anche se non ritengo possano sostituirlo.
Grazie mille per la rapida e precisissima risposta!
Quindi l’idea è che sia giustamente preferibile tenere sott’occhio la zona con traffico maggiore e più variegato, anche se generalmente di taglia minore.
Idealmente forse anche la zona SAAR sarebbe un buon posizionamento(?) ma non sarebbe certo agevole trovare lo spazio per farla in sicurezza
Non lo definirei proprio “un traffico minore”, visto che anche a levante si muovono navi di grosse dimensioni, ma confermo che il traffico più intenso e “veloce” richiede un’attenzione maggiore.
In effetti è stata anche valutata la SAAR, oltre a tutta una serie di altre posizioni ma, tra le diverse cose che andavano inserite nel progetto, doveva esserci anche un bacino idoneo per le pilotine. Comunque, per molti aspetti, il suggerimento della Torre alla SAAR è tutt’altro che privo di sostanza.