Navi a Controllo Remoto

In un mondo lanciato verso il futuro a velocità crescente, appare sempre più difficile rimanere al passo coi tempi.

La rivoluzione Industriale è terminata da qualche decennio e stiamo vivendo una nuova intensa fase tecnologica.

Nella generazione dei nostri figli, Internet unisce virtualmente il mondo dove la comunicazione globale è diventata un concetto semplice e normale, cosa impensabile fino a poco tempo fa.

Schermi tattili, realtà virtuale, treni a levitazione magnetica, auto elettriche.

Nei primi anni 90, a bordo delle navi si navigava ancora con il sestante e i costosi apparati Transit si basavano su una rete formata da pochi satelliti in orbita. Non si poteva avere istantaneamente la posizione della nave come accade oggi, ma si doveva aspettare il transito del satellite successivo che potesse triangolare i dati per rinviarli sotto forma di coordinate da riportare sulla carta nautica. La loro frequenza era variabile nell’ordine delle ore. Tra un punto e l’altro si navigava “a stima” e, quando possibile, si usavano le stelle.

I primi GPS comparvero timidamente a fianco degli apprezzati Loran e Decca solo più avanti, verso la metà degli anni 90. Le coordinate erano costantemente aggiornate, tuttavia i punti nave erano imprecisi, falsati di oltre 900 metri dai militari Americani, che controllavano l’unica rete satellitare esistente.

Oggi, come sappiamo, le cose sono molto differenti. La precisione della posizione satellitare si è ristretta a pochi metri o, volendo, a pochi centimetri. Le reti satellitari sono diverse (GPS – Galileo – GNSS – Glonass – BeiDou – QZSS – IRNSS) e questa tecnologia è diventata di uso pubblico.

I navigatori, dapprima riservati ai militari e in seguito diffusisi nel settore commerciale, sono comparsi sulle autovetture di lusso per poi disseminarsi ovunque, persino sui nostri smartphone dove vengono umanizzati da sofisticate voci sintetiche; tutte cose che, negli anni 90, erano considerate fantascientifiche.

Questo percorso evolutivo sta entrando in ogni campo conosciuto: nanotecnologia, robotica, medicina, scienza, genetica, cosmologia… 

L’esplorazione spaziale non è più esclusiva dei governi, i primi razzi riutilizzabili, che rientrano a terra una volta lanciata la navetta spaziale in orbita, sono realtà e l’azienda che li ha progettati e realizzati è privata: la SpaceX di Elon Musk. Si parla di viaggi su Marte, di colonizzazione della Luna e di altri mondi, di turismo spaziale.

Molto presto avremo aerei elettrici che, come già i droni, verranno comandati da postazioni remote.

Ed è di questi tempi la nuova sfida che riguarda le automobili a batterie a stato solido e la guida automatica, che già oggi si affaccia sul mercato e che, prossimamente, promettono si diffonderà ovunque.

Cielo, terra … e per quanto riguarda il mare?

L’automazione, a quanto ricordo, parte dagli anni 90.

L’autopilota, la sala macchine non presidiata, i primi chart plotter, l’eliminazione della stazione radiotelegrafica e dell’Ufficiale Marconista e l’introduzione del GMDSS (Global Maritime Distress Safety System). Abbiamo vissuto quegli anni e ci siamo domandati spesso l’effettivo vantaggio di alcune di quelle scelte.

Tuttavia è impossibile fermare l’evoluzione e così sofisticati strumenti hanno sostituito i più obsoleti. Nuovi modi di navigare, più moderni, hanno preso il sopravvento.

Oramai sono pochi i Comandanti che utilizzano il sestante, forse i più nostalgici, qualcuno per scopi puramente didattici, sicuramente non per la necessità di calcolare il punto nave. Le tavole logaritmiche probabilmente non le studia più nessuno. 

Grazie ai già citati sistemi di localizzazione satellitare, al modernissimo AIS per l’identificazione in tempo reale dei bersagli, alle carte elettroniche ECDIS, la navigazione è diventata più sicura  e, sicuramente, più precisa e semplice.

Ma il progresso non si è fermato. 

I treni non presidiati e i droni sono già una realtà e le auto a guida automatica sono in fase avanzata di sviluppo, ci siamo domandati spesso: a quando le prime navi comandate in remoto?

La notizia è… che questo è già avvenuto.

In campo militare, la U.S. Navy sta testando da circa due anni una nave-drone antisommergibile: la Sea Hunter, un trimarano a pilotaggio remoto che può navigare con mare fino a forza 5.

Al termine dei test, forse già a metà del 2018, verrà armata e pattuglierà l’oceano alla ricerca di sottomarini nemici, consentendo un enorme risparmio di denaro, se paragonata a una cacciamine/sommergibili tradizionale. Oggi la Sea Hunter è operativa (link).

Ad aprire le danze in campo civile nel 2017, è stata invece la Svitzer Hermod,  guidata via satellite e controllata da terra in tempo reale da un solo operatore. Attraverso un sistema composto da 2 Joystick di manovra, 5 monitor di controllo e una serie di schermi per ricreare la visione reale dell’ambiente circostante, questo moderno rimorchiatore è partito dal porto di Copenhagen, ha compiuto qualche evoluzione ed è ritornato all’ormeggio, dopo aver percorso circa 2 miglia nautiche in totale assenza di equipaggio.

L’articolo apparso su Forbes (link), ci spiega il programma di lancio della  Rolls-Royce della propria flotta di navi autonome all’inizio prevista entro il 2020, promettendo un risparmio sui trasporti navali nell’ordine del 20% (fino al 44% eliminando completamente i marinai), non è quindi difficile immaginare come ciò possa attirare l’interesse di molti armatori e permettere in futuro l’espandersi del progetto in maniera esponenziale.

I dati (e le date) ovviamente sono discutibili, ma il punto è che i grandi capitali e i governi si stanno muovendo.

Quali sono i vantaggi?

Sicuramente i costi di esercizio, come abbiamo già visto, ma anche la drastica diminuzione del numero di incidenti dovuti a “errore umano”, causa principale di disastri ecologici in mare, il conseguente numero di perdite di vite umane e, infine, una miglioregestione del problema costituito dai pirati, rendendo più difficile, se non impossibile, l’abbordaggio delle navi.

La pirateria si evolverà di conseguenza? I fucili mitragliatori dei pirati lasceranno il posto ai computer degli hackers?

Molti saranno gli scenari che dovranno essere previsti e altrettante le domande a cui si dovrà dare risposta.

Gli Oceani sono molto diversi dai cieli e dalla terra, anche solo distinguere un bersaglio reale in situazioni limite, come in caso di nebbia, di mare mosso o, ancor peggio, durante una tempesta, implica un’accuratezza della strumentazione che sarà difficile ottenere in tempi brevi. L’interazione uomo-macchina che abbiamo creato è imperfetta, ma efficace.

Prevedere un pericolo e reagire agli imprevisti che spesso accadono in mare, sono una capacità umana complessa da replicare persino con i sofisticati sensori che l’attuale tecnologia ci permette di realizzare. O già mentre scrivo qualcosa è cambiato?

Possiamo permetterci di pagare il costo sociale di questa nuova rivoluzione? Di quanto tempo abbiamo bisogno per ammortizzarne l’impatto?

 

Ognuno avrà chiaramente la sua opinione a proposito, sembra però certo che la trasformazione in atto creerà nuovi scenari, prospettive e figure professionali e, per contro, ridimensionerà le attuali. Si può facilmente immaginare che molti antichi mestieri saranno destinati a sparire.

Quando il cambiamento avviene troppo rapidamente è difficile pensare che sarà indolore.

Forse non è stato il 2020 – come ipotizzato dalla Rolls-Royce – visto che gli scogli da superare sono ancora enormi e investono certamente l’ambito puramente tecnico, ma anche quello politico e quello giuridico. Probabilmente ci vorrà ancora più tempo.

Anche se il futuro è ancora tutto da scrivere e, nel bene o nel male, la velocità dei cambiamenti pare accelerare costantemente, non si può ignorare  che la rotta ormai è tracciata. Possiamo solo sperare in una gestione del cambiamento che tenga conto delle implicazioni sociali e preveda soluzioni positive a trecentosessanta gradi. 

 

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